I vincitori dell’edizione 2017

Sezione carta stampata

Mimmo Candito (classe 1941)

Per aver camminato per trent’anni e più “con occhi angosciati lungo i passi della morte”. Per averla sfiorata, la morte, sorpreso dalla malattia. Per essere riuscito a sfuggirle. Per averla sempre raccontata, la Guerra, quella dentro e quelle fuori, con sincerità, con fatica, senza commiserazione, fino a una certezza: “si possono nuotare 55 vasche, e alla fine anche si vince”.

Note biografiche
Nasce a Reggio Calabria, il 15 gennaio 1941, è un giornalista e scrittore italiano. Trasferitosi a Genova negli anni sessanta, viene assunto al Comune del capoluogo ligure e inizia a collaborare con Il Lavoro, scrivendo articoli di cinema e cultura. Nel 1970 è assunto dal quotidiano torinese La Stampa, per il quale diventa inviato speciale e commentatore di politica internazionale. Corrispondente di guerra dai principali teatri di conflitto in Medio Oriente, Asia, Africa e Sud America, ha seguito tra l’altro le invasioni sovietica e americana dell’Afghanistan, i bombardamenti NATO in Kosovo, le tre guerre del Golfo e la guerra delle Falkland. È inoltre dal 1999 presidente italiano di Reporter Senza Frontiere e dal 2001 direttore della rivista culturale L’indice dei libri del mese. Ha collaborato con la Rai conducendo «Prima Pagina» su RadioTre. È docente di Linguaggio giornalistico presso l’Università degli studi di Torino. Ha vinto alcuni premi giornalistici, tra cui il Max David e il Luigi Barzini come migliore inviato italiano. Dal 2002 al 2016 ha pubblicato diverse opere con numerose case editrici.

Sezione tv

Ennio Remondino (classe 1945)

(Per quella faccia un po’ così che ha anche lui che è nato a Genova). Per la fibra e la costanza, per lo spirito e lo stile di quarant’anni in mezzo alla polvere del mondo, dall’Italia degli anni di piombo ai conflitti che bruciano ancora, dall’Europa all’Asia deviando per il Medio Oriente. Per la capacità di incrociare cronaca ed analisi, per non essere mai scivolato nel patetico o nel manicheo, perché la pensione è una finzione, e ad oggi, ancora col sorriso sotto i baffi, continua a “remare contro” nel proprio blog.

Note biografiche
Comincia il suo percorso professionale al quotidiano Il Secolo XIX negli anni settanta. Nel 1977 entra nella redazione regionale ligure della Rai, viene poi chiamato a Roma al TG1, dove si occupa di cronaca giudiziaria e giornalismo investigativo. Argomenti chiave d’allora, Brigate Rosse, Mafia, stragismo e trame. Nella puntata di Speciale TG1 del 21 marzo 1988 viene trasmessa una sua intervista a Curcio, Moretti e Balzerani. Sulla mafia, realizza per Rai 3 uno speciale intitolato ‘Le verità dei due padrini’, nel quale mette a confronto le interviste ai boss Badalamenti e Buscetta sui rapporti tra Mafia e politica italiana. Nel 1990, sul TG1 va in onda un’inchiesta in 4 puntate che fa emergere precisi riferimenti alla strategia della tensione. L’indagine giornalistica scatenerà un acceso dibattito politico sui mass media ed in Parlamento. Successivamente viene inviato all’estero, soprattutto in zone di guerra. Prima guerra del Golfo, i dieci anni di conflitti balcanici dall’assedio di Sarajevo alle bombe Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo, quindi Medio Oriente, Afganistan, Libano e Caucaso. E’ stato Corrispondente estero Rai per 15 anni, dalle sedi di Belgrado per i Balcani e l’Europa centro sud Orientale, da Gerusalemme, da Berlino, per concludere la sua carriera ad Istanbul. Fonda e dirige il blog giornalistico di politica estera “RemoContro.it. La virtù del dubbio”.

Sezione freelance

Francesca Borri (classe 1980)

Per aver impostato la sua vita sui diritti umani. Per essersi affidata alla curiosità, per aver scelto di allungare le sue radici in quel “manicomio” che oggi ancora chiamiamo Siria. Perché abita nei posti di cui scrive, perché si ostina a voler capire. Perché non scrive per ‘colpire’, perché racconta persone invece di personaggi, perché lo fa da freelance a 70 dollari a pezzo e sorride, credo, se qualcuno le dice “sei narcisista”.

Note biografiche
Francesca Borri, è nata a Bari il 2 marzo 1980 e ha studiato relazioni internazionali. Dopo una prima esperienza nei Balcani, ha lavorato in Medio Oriente e in particolare in Israele e Palestina, come specialista di diritti umani. Nel 2012 ha deciso di raccontare la battaglia di Aleppo come giornalista freelance, e da allora, i suoi reportage sono stati tradotti in 21 lingue. Cinque anni e 500mila morti dopo, vive ancora tra Siria e Iraq e, nei momenti di tregua, racconta i palestinesi per Yedioth Ahronoth, il principale quotidiano israeliano. Ha scritto diversi libri: nel 2008, Non aprire mai; nel 2010, Qualcuno con cui parlare; nel 2014, La guerra dentro. Il suo ultimo libro è Ma quale Paradiso? Tra i jihadisti delle Maldive.

Sezione web

Claudio Cordova (classe 1986)

Per essere nato in Calabria e non essere fuggito. Per aver masticato nera e giudiziaria da quand’era ragazzo. Per aver scritto un pezzo che non doveva essere letto, per aver avuto il coraggio di fondare un giornale di cui è responsabile. Perché non ha paura. Perché si ostina a cercare il marcio che avvelena e uccide, perché spera che raccontarlo sia il primo passo per liberarsene.

Note biografiche
Nato a Palmi (RC) il 10 febbraio 1986. Laureato in Lettere Moderne, giornalista, vive a Reggio Calabria. Ha lavorato per diverse testate locali, occupandosi di cronaca nera e giudiziaria. Dall’aprile 2012 è direttore del giornale online Il Dispaccio. Nel 2010 ha pubblicato il libro-inchiesta sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi “Terra Venduta – Così uccidono la Calabria – Viaggio di un giovane reporter sui luoghi dei veleni” e, nel 2013, “Il Sistema Reggio”, libro-inchiesta sugli intrecci affaristici e mafiosi nella città dello Stretto. Nel 2014 è stato nominato consulente esterno della Commissione Parlamentare Antimafia. Ha vinto diversi premi per l’attività giornalistica: in particolare, nel 2016, ha vinto il premio “Giornalismo in Trincea” del Coordinamento Nazionale Riferimenti. Ha partecipato come relatore alle ultime tre edizioni del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, portando la propria testimonianza di giornalista d’inchiesta su un territorio difficile come quello calabrese.

Sezione Under 35

Andrea de Georgio (classe 1985)

Perché si è lasciato dietro un mare di dolore ed ha attraversato il Mediterraneo al contrario. Perché ha scelto il cuore scuro e agitato del Mali per dare un indirizzo alla sua vita. Perché scrive per amore e così sua madre c’è ancora, perché ha deciso di fare il “corrispondente auto-inviato” ed è sicuro che ce la farà. Perché oggi ha una famiglia, un po’ bianca, un po’ nera. “Ed è fantastico”.

Note biografiche
Dopo la laurea in Studi Arabo-islamici all’Orientale di Napoli e il Premio Internazionale di giornalismo Maria Grazia Cutuli 2011 grazie alla tesi magistrale, Andrea de Georgio si trasferisce in Nord Africa per seguire le “primavere arabe” come giornalista freelance. Tunisia ed Egitto, dove viene incarcerato per tre giorni per aver seguito una notizia che non andava raccontata. Il conflitto e le prime elezioni post-Gheddafi in Libia, poi il Mali, dove vive dal 2012. Con la guerra nel nord del Mali (inizio 2013) comincia a scrivere, come corrispondente auto-inviato, per testate straniere e italiane quali Internazionale, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Foglio, Il Fatto Quotidiano. Su Limes e Ispi, di cui è associate research fellow, pubblica analisi e approfondimenti su terrorismo, Islam e migrazioni nel Sahel. Dal 2013 collabora con Rainews24 e Radio3Mondo come esperto di Africa occidentale ed è stringer, contributor e producer della CNN e di Al Jazeera English in Mali. Nel 2017 ha vinto, con un gruppo di colleghi, un finanziamento dell’European Journalism Center per la realizzazione di “Diverted Aid”, inchiesta pubblicata in Italia, Francia, Spagna, Germania e Olanda. A fine settembre presenterà il suo primo libro “Altre Afriche: racconti di Paesi sempre più vicini” (Egea) al Festival di Internazionale a Ferrara. Andrea parla italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo e bambara.